La rocca

,

A volte le giornate iniziavano in silenzio e allo stesso modo terminavano, sì, con in mezzo un continuo silenzio di quelli che lasciano la mente libera di galoppare come nella Pampa sconfinata. Il silenzio di quella stanza d’ospedale era pieno di colore, a volte. Il colore a strisce, a macchie, a tratti lampeggiante e pieno di forme buffe. Il colore come nuvole senza forma, di quelle che una forma prima o poi si trova e la somiglianza con un gatto, un aereo, un drago volante, un cuscino fresco. A volte nel silenzio di Casimiro c’erano tutti i suoi ricordi compressi fino al limite e pronti a gridare. Altre volte era solo una sequenza di immagini a rallentatore, di gente che parlava piano piano e in rima, in riva al mare o in piazza sotto l’albero grande nell’unica panchina all’ombra davanti alla rocca del castello.

―Ma la vedi quella barca? È un due alberi e guarda come va veloce. ―I vecchi nel paese si divertivano con poco, bastava una barca che incrociava il loro sguardo al largo della rocca che scommettevano a quanto ci impiegasse a raggiungere il loro punto di riferimento – che poi era sempre la ringhiera del parapetto e i pilastrini di cemento con i vasi sopra.

―Ecco, siamo già al terzo pilastrino e sono passati meno di cinque minuti. Va velocissima ti dico! ―Agitavano le braccia, si tenevano il cappello per paura che il vento se lo portasse via e con quella voce flebile e dall’accento marcato si scambiavano i pareri come vecchi lupi di mare che non avevano mai messo un piede nell’acqua.

Ma guarda un po’ quanto poteva galoppare il pensiero con un carburante di due colori sul muro! Casimiro si meravigliava ogni volta della sua memoria. Divertito a volte, sì ma anche spaventato, insomma quella memoria doveva essere la sua ma era anche mezza inventata e lui lo sapeva. Ma non riusciva a trovare il punto, la certezza del limite tra verità e ricordo inventato.

I vecchi sulla panchina li ricordava con affetto come allo stesso modo ricordava la piazza della rocca del castello, quella piazza in pizzo sul mare dalla quale si vedeva ogni sorta di imbarcazione prendere il largo dal porticciolo incastonato nella pietra lavica.

Ma nella piazzetta non c’era solo l’albero grande e la panchina: il bar con i tavolini fuori, i turisti, i venditori di collanine, i bambini che giocavano con l’acqua della fontana, le colombe, la statua triste di bronzo, la cameriera del bar che non riusciva a comunicare con i turisti.

―Sighnora, noi voliamo una birra, se la pporta con como se llama… yelo, se dice yelo en italiano?

―Acqua frizzante? Voleva dell’acqua frizzante? ―Quella, con il suo completino giallo e verde non avrebbe capito nemmeno se quel povero sventurato le avesse parlato in italiano tanto lento da sillabare. Il pover’uomo gesticolava e cercava di farle capire che voleva solo qualche cubetto di ghiaccio ma quella era nel suo, concentrata a cercare di capire ciò che lei voleva capire.

―Allora vuole dell’acqua frizzante in un bicchiere grande? Aspetti che gliela porto subito. ―e partì come un fulmine, fiera come una vincitrice di qualche cosa perché lei aveva capito ciò che quel pover’uomo cercava di dire mentre sua moglie accanto a lui sfogliava freneticamente un dizionario tascabile giallo e rosso. E tornò con un bicchierone di acqua gassata mentre quel poveretto ancora gesticolava cercando di disegnare nell’aria un cubetto di ghiaccio. Tornò dentro al bar la cameriera poliglotta come una capra belante fiera e soddisfatta mentre l’avventore rassegnato mormorava a bassa voce che voleva il ghiaccio, solo il ghiaccio.

Quello era un ricordo vero, sì, sicuramente vero e Casimiro si ricordava bene anche del gusto del gelato che aveva preso: pistacchio e fragola, insieme alla sua amica Maria che qualche volta lo accompagnava in giro.

La piazza della rocca aveva un fascino speciale a tutte le ore del giorno, dalla mattina fresca e ventosa alla sera calda e luccicante di vita. Ogni ora del giorno aveva i suoi attori che si alternavano fissi: i vecchi al mattino, i ragazzini al pomeriggio, le coppie di innamorati alla sera… e i turisti a tutte le ore bevendo cappuccini anche a mezzanotte.

Ottobre 2024
L M M G V S D
 123456
78910111213
14151617181920
21222324252627
28293031  

Nuvola dei tag

Assassin's Creed berenice ostraka ufo


Nuvola delle categorie

Ambiente Arte Assassin's Creed Berenice Canzoni Casimiro Curiosità Foto Internet Lorca Neruda Parole Pensieri Poesia Politica Raccontini Ricette Senza categoria Sicilia Storia Televisione Uncategorized Varie WordPress


Pagine


Link

Calcolatore della profondità di campoI promessi sposiLa divina commediaLa pucheraPinocchioDon QuijoteSudoku